Tu sei qui: CronacaRavello Concert Society, gli appuntamenti infrasettimanali con quartetto d'archi e pianoforte
Inserito da (Redazione), domenica 17 giugno 2018 19:29:32
Nell'ambito del cartellone della Ravello Concert Society, lunedì 18 giugno, nel complesso monumentale dell'Annunziata di Ravello, l'Hadimova String Quartet si esibisce in un concerto di grande spessore per il quale si annuncia ancora una volta il tutto esaurito.
Il primo tempo è interamente dedicato al Quartetto per archi n.38 in Mi bemolle maggiore "Der Scherz" (Lo scherzo) di Joseph Haydn. Nel secondo tempo l'Hadimova String Quartet accompagna la pianista Lidia Ciocchetti nel Concerto n.2 op.21 di Fryderyk Chopin, nella trascrizione per pianoforte e quartetto d'archi.
Le non molte composizioni per pianoforte e orchestra di Chopin furono tutte scritte negli anni giovanili, prima di lasciare Varsavia, sotto l'influenza d'un ambiente musicale un po' provinciale e superficiale, che nel concerto vedeva soltanto l'occasione in cui un solista di cartello poteva esibire il suo virtuosismo. E questo vale sicuramente anche per il concerto n. 2: tuttavia il non ancora ventenne compositore lascia emergere anche in questo lavoro giovanile più d'una anticipazione della sua scrittura pianistica, del suo fascino melodico e del suo colorito armonico, inconfondibili. Il Concerto è dedicato alla contessa Delphine Potocka, una bellissima giovane aristocratica falsamente ritenuta un'amante di Chopin. Semmai la musa ispiratrice di questo Concerto fu Konstancja Gladkowska, studentessa di canto al conservatorio di Varsavia. Di lei Chopin scriveva a un amico: «Forse, per mia sfortuna, ho trovato il mio ideale, a cui sono rimasto fedele, pur senza dirle una parola, per sei mesi; quella che sogno, a cui ho dedicato l'Adagio del mio Concerto...». E infatti Chopin si abbandona ad ardenti toni melodrammatici nella parte centrale dell'Adagio,mentre nel resto del Concerto domina un tono elegante, malinconico, sognante, intimo.
Mercoledì 20 giugno ritorna il pianoforte solista, con il concerto del pianista calabrese Paolo Manfredi.
Si comincia con Le Kinderszenen op. 15 (Piccole scene di vita familiare) ricordi indimenticabili di un bambino sensibile filtrati dalla mano delicatissima di un poeta. Anche se la scrittura pianistica non presenta grandi difficoltà esecutive, la destinazione della raccolta non è didattica, come avverrà invece per l'Album für die Jugend concepito nel 1848. Lo stesso Schumann ne chiarisce la portata e la destinazione in una lettera alla moglie Clara: «Se è lecito rinvenire un'eco di quanto una volta mi dicesti circa il fatto che talora assomiglierei a un fanciullo, ebbene essa va trovata in una trentina di piccoli pezzi bizzarri, dodici dei quali [i brani divennero poi tredici] ho chiamato Kinderszenen. Ti divertiranno ma dovrai ovviamente dimenticare di essere una "virtuosa". Essi si spiegano tutti, da sé e nel modo più elementare possibile».
Sempre di Schumann, il pianista Paolo Manfredi eseguirà poi il Carnaval op.9, costruito sul principio della variazione basato sulle note A S C H, cioè LA, MI bemolle, DO, SI. La raccolta ripropone una galleria di ritratti fantastici, nei quali confluiscono elementi autobiografici e letterari: Pierrot, Arlecchino, Pantalone e Colombina, ma anche Chopin e Paganini e ... lo stesso compositore nel dualismo del proprio io (Eusebio e Florestano).
Oltre al Notturno op.48 n.1 di Fryderyk Chopin ed al Valzer op.64 n.2 dello stesso compositore polacco, Paolo Manfredi si cimenta nella Parafrasi sul Miserere dal "Trovatore di Verdi" di Franz Liszt. Le trascrizioni, le parafrasi e le fantasie da melodrammi - di cui Liszt è stato maestro indiscusso - rappresentarono il primo esempio di recital (termine d'altronde coniato dallo stesso Liszt, inteso come "recitazione al pianoforte") ovvero di concerto in cui il pianista di presentava da solo di fronte ad un pubblico pagante, senza essere affiancato da un altro strumentista, o da un cantante o da un'orchestra.
Nel Miserere del "Trovatore" è prima di tutto da ammirare l'ambientazione sonora, la resa con mezzi puramente pianistici della cupezza, della caligine della notte in cui, di fronte alla "torre ove di Stato gemono i prigionieri" si consuma il dramma di Leonora. Liszt si preoccupa di dare con il pianoforte quello che nel teatro danno le luci, e ci riesce perfettamente. Fino al "Di te, di te scordarmi" di Leonora segue fedelmente la forma verdiana, poi se ne scosta sino alla coda trionfale concludendo, anche in questo caso con la glorificazione della donna.
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