PoliticaFondazione Ravello, De Masi e Brunetta scrivono a De Luca: «Occorre nuova governance, capace e appassionata»
Inserito da (Redazione), venerdì 14 settembre 2018 09:20:03
Per completezza d'informazione pubblichiamo lettera integrale a firma di De Masi e Brunetta.
Siamo ex presidenti della Fondazione Ravello alla quale, in totale e continua sinergia con tanti illustri personaggi e personalità, abbiamo dedicato con entusiasmo anni di tempo e idee per farne un'istituzione propulsiva di sviluppo culturale e trasformare quello di Ravello in uno dei festival più prestigiosi d'Europa.
Oggi siamo costretti a constatare che quel piccolo capolavoro organizzativo, che dimostrava concretamente la possibilità di costruire nel Mezzogiorno un polo eccellente di crescita basata unicamente sulla cultura e sul turismo destagionalizzato, è sventatamente dissipato, con spreco di risorse e grave danno economico per tutta la Costiera.
Se si eccettua la conduzione di Villa Rufolo, per tutto il resto si è costretti a constatare un preoccupante regresso sia della Fondazione che del Festival. La Fondazione è ormai priva di un progetto adeguato al contesto strepitoso in cui ha la fortuna di operare. La sua nuova governance, che marca il costante assenteismo dei suoi membri più autorevoli, e che la stampa ha più volte etichettata come divisa e rissosa, non è in grado di esprimere un piano culturale degno degli scopi istituzionali. Tutto il resto compensa con il clientelismo l'assenza di professionalità.
Il Festival è regredito sia a livello di ideazione che di organizzazione. Ormai la sua capacità di spesa dipende esclusivamente dall'elargizione regionale essendo stato dismesso ogni sano e vitale autofinanziamento tramite sponsorship. In soli quattro anni gli eventi sono stati ridotti a meno di un terzo mentre il costo complessivo è più che raddoppiato. Intere sezioni del festival sono state eliminate; i servizi culturali offerti al pubblico sono ormai ridotti al minimo indispensabile; manca persino un programma stampato; l'approssimazione e la sciattezza sviliscono ogni manifestazione. Si pensi che lo spettatore è abbandonato a se stesso, con informazioni parziali o del tutto assenti, prima, durante e dopo lo spettacolo.
Intanto i costi e il numero dei responsabili delle strategie, della produzione, della comunicazione, dell'amministrazione, sono lievitate in misura inversamente proporzionale al numero degli eventi e ai risultati che essi sono in grado di assicurare. La formazione del personale è inesistente e la sua motivazione è depressa dalla confusione organizzativa e dalla incompetenza dei vertici. I rapporti della Fondazione e del Festival con la comunità ravellese sono praticamente recisi, e così è venuto meno ogni contributo alla sua crescita culturale.
I risultati sono via via peggiorati benché la struttura organizzativa della Fondazione sia rimasta praticamente invariata. Ciò dimostra ancora una volta che il successo delle istituzioni culturali dipende soprattutto dalla professionalità e dall'amore di chi le gestisce. Occorre dunque - dovendo anche considerare quella in carica oramai scaduta - individuare urgentemente una nuova governance, degna della mission altissima che Ravello ha il dovere di svolgere: realizzare un mix in cui livello culturale e capacità manageriali si fondano con una tensione appassionata.
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