Storia e StorieLuigi Necco e il suo regalo a Ravello

Un fuoriclasse del giornalismo

Luigi Necco e il suo regalo a Ravello

Inserito da (Redazione), mercoledì 14 marzo 2018 06:50:42

di Antonio Schiavo

Mi aveva chiamato Don Peppino senior e mi aveva chiesto se era possibile organizzare per le celebrazioni del IX centenario della elevazione a cattedrale della Chiesa di Ravello (1989), un premio giornalistico.

Non era mica come adesso che i soldi (pubblici o privati) piovono a catinelle; mi disse subito che avrebbe pensato lui alla spese per l'ospitalità e i riconoscimenti ai vincitori, sperando che le stesse fossero il più possibile contenute.

Contando sulle mie piccole conoscenze nel mondo giornalistico (avevo vinto un concorso alla RAI) chiesi a Carlo Barrese di Radio2, che era stato mio caporedattore, di aiutarmi facendogli presente che le risorse erano limitate.

Non fece una piega, riunì il fior fiore del giornalismo scritto e radiotelevisivo e convinse altri colleghi a mandare pezzi che celebrassero Ravello, le sue chiese e le sue bellezze.

Invero a Don Peppino si affiancarono altri due sponsor che ancora ringrazio di cuore dopo tanti anni: Giorgio Filocamo che realizzò per i premiati una penna in oro e corallo e Franco Fortunato che curò il design dei manifesti e delle locandine.

Tutto in maniera assolutamente disinteressata e gratuita.

Nonostante ciò, arrivati alla giornata di premiazione, ci trovammo - come diciamo noi a Ravello - con "le dita nella porta": i soldi non bastavano mai e c'era da compensare i cameramen e i tecnici che dalla Redazione della RAI di Napoli erano venuti per riprendere la cerimonia finale.

In quegli anni non era così semplice godere di una copertura radiotelevisiva ma venne in mio soccorso Luigi Necco.

Lo avevo conosciuto alla Rai e mi aveva insegnato i rudimenti del mestiere, dicendomi brutalmente che avrei dovuto dimenticare gli studi classici e parlare e scrivere come mangiavo. Seppi solo dopo che era solo un consiglio perché un giovane si avvicinasse alla professione con umiltà e senza boria accademica, perché lui si abbeverava di cultura antica e di archeologia, essendone anche uno dei maggiori esperti e divulgatori.

Mi portava negli studi dove preparava le cronache sportive (indimenticabili!) e la domenica in bassa frequenza potevo, grazie a lui, vedere dalla redazione le partite del Napoli e assaggiare in anteprima i suoi fantasmagorici interventi per Novantesimo Minuto.

Tornando a noi: dicevo che in occasione del premio Luigi mi tolse le castagne dal fuoco: sentì per caso che comunicavo a Don Peppino che ci mancavano seicentomila lire per le riprese e prima che il nostro parroco mettesse nuovamente mano al portafogli mi chiamò in disparte e mi disse: "Anto' ma tu daresti mai dei soldi a tuo fratello che ti ha fatto un regalo? Bene oggi io e i miei operatori siamo tuoi fratelli. Il servizio per il TG3 è il nostro regalo a te e al tuo splendido paese!".

Riposa in pace, caro Luigi, e già che ci sei, metti una buona parola con Qualcuno, lassù, perché ci sia un piccolo arcobaleno tricolore a forma triangolare che si stagli in un azzurro che non è solo nell'alto dei cieli.

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