Storia e StorieMinistro Tria a Ravello incontra Premio Nobel Economia Edmund Phelps
Inserito da (Redazione), mercoledì 5 giugno 2019 15:24:36
E stamani il Ministro, dopo aver trascorso la notte in un noto albergo sulla costa, ha raggiunto, assistito dagli uomini della sua scorta, l'economista statunitense a Villa Cimbrone, dov'era di stanza.
Dopo una passeggiata al balcone dell'infinito, i due si sono intrattenuti in una sala dell'hotel a cinque stelle. Tria e Phelps hanno discusso a lungo, dov'è stata garantita massima riservatezza. Poi, intorno a mezzogiorno, insieme alle rispettive moglie hanno lasciato l'eremo per altra destinazione sulla Costiera Amalfitana dove trascorreranno le prossime ore.
"Sicuramente l'Europa non è un attore nell'arena dell'innovazione - ha spiegato lo scorso anno a Roma il Nobel per l'Economia -. Era una fonte di notevole innovazione negli anni 50 e 60, ma da quel periodo il tasso di innovazione è sceso gradualmente e dagli anni 70-80 l'innovazione è diventata sempre più debole. Molta dell'innovazione che adesso si vede è importata dagli Stati Uniti, ma anche da noi l'innovazione indigena è andata declinando a partire dagli anni ‘70. E' un fenomeno che riguarda l'intero occidente". Al di là di tante spiegazioni economiche, secondo Phelps ciò che più ha influito è stato soprattutto un cambiamento culturale che ha visto affievolirsi i valori di una società moderna e dinamica come l'individualismo e la competizione a favore di quelli di una società corporativa come il solidarismo e la protezione.
"Il desiderio di protezione sociale è dilagante in tutto l'occidente - sottolineava Phelps -, si vogliono chiudere i confini agli immigrati, ma anche le aziende e i quartieri. Le persone non vogliono che gli stranieri vengano assunti al posto dei nativi o che vengano ad abitare vicino casa. E poi le imprese chiedono protezione dalla concorrenza straniera.". E questa richiesta di protezione ha un impatto sulla crescita? "E' una delle forze che operano nel rallentamento dell'innovazione e della produttività totale dei fattori e di conseguenza sul rallentamento sui salari". Nel libro "Mass flourishing" lei propone un'idea di innovazione che nasce dal basso e dal mercato, ma la visione della maggioranza di governo italiana è opposta, ha un approccio top-down che si basa sulla figura dello "stato imprenditore". "Più che un'idea è un incubo", disse sorridendo l'economista americano. Perché, lo stato italiano non può fare innovazione? "Certo che no, è già difficile per il settore privato creare innovazione. Ma immaginare che le persone nel settore pubblico, che sono completamente tagliate fuori dall'economia, possano innovare è una grottesca assurdità".