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Attualità

La fine di un Amore, Separazioni, Divorzio

Come tutelare il patrimonio in caso di separazione o divorzio

La fine di un rapporto è un momento traumatico che può mettere in seria difficoltà le vostre finanze

Inserito da (Admin), domenica 13 agosto 2023 16:47:32

La separazione e il divorzio non rappresentano semplicemente un trauma sul piano personale, ma portano con sé anche delle conseguenze sugli aspetti patrimoniali della vita dei coniugi. In presenza di figli, ovviamente l'interesse primario deve essere rivolto a loro, gestendo il patrimonio in maniera tale da adempiere ai propri doveri e mantenere la prole fino al raggiungimento dell'indipendenza economica. Ecco perché al momento del divorzio sorge spontanea la domanda: come proteggere il patrimonio, soprattutto in caso di separazione non consensuale? In questo articolo si cerca di rispondere a questa domanda, attraverso la presentazione delle diverse casistiche in relazione al tipo di regime patrimoniale scelto dalla coppia al momento del matrimonio.

Divorzio e comunione dei beni

Il regime di comunione dei beni può essere scelto dai coniugi quando si celebra il matrimonio o in un momento successivo. Da questo momento in poi, i beni di marito e moglie entrano a far parte di un unico patrimonio comune a entrambi, anche quando l'incremento di ricchezza avviene per l'effetto dell'attività di ognuno dei due. Rientrano nella comunione dei beni:

  • gli acquisti effettuati durante il matrimonio, fatta eccezione per i beni personali;
  • i frutti dei beni propri di ciascun coniuge;
  • le aziende costituite dopo il matrimonio e gestite dai due coniugi;
  • i proventi (non consumati allo scioglimento della comunione) dell'attività separata di ciascuno dei coniugi.

Non rientrano nel patrimonio, invece:

  • i beni personali esistenti prima del matrimonio o quelli ricevuti dopo il matrimonio per donazione o successione;
  • i beni ottenuti come risarcimento danni o di pensione di invalidità;
  • i beni acquistati con la vendita dei beni personali.

Con il divorzio, decade il regime della comunione e dunque i beni si dividono in parti uguali fra i coniugi, inclusi i debiti. I beni indivisibili si vendono e il ricavato va diviso equamente.

Divorzio e separazione dei beni

Se la coppia aderisce al regime di separazione dei beni, le controversie che possono sorgere a livello patrimoniale in sede di separazione e divorzio si riducono notevolmente. Ciascuno dei due coniugi, infatti, resta titolare dei propri beni, dal momento che il patrimonio risulta già diviso. Ne consegue che il regime di separazione dei beni è senz'altro la miglior forma di protezione del patrimonio in caso di rottura del legame matrimoniale.

Come proteggere il patrimonio durante il divorzio

A prescindere dal regime patrimoniale scelto, i coniugi possono tutelare il patrimonio durante la separazione o il divorzio attraverso il trasferimento dei beni immobili o altri diritti reali ai figli, in quanto eredi legittimi. Tale richiesta di trasferimento deve essere trascritta nel verbale dell'udienza di separazione o divorzio e se il trasferimento prevede strumenti finanziari deve essere ratificato da un notaio. Di solito, in sede di una consulenza per il divorzio con un avvocato, si cerca di individuare soluzioni pacifiche per non creare squilibri economici notevoli fra i coniugi e al tempo stesso tutelare i beni guardando all'interesse primario dei figli.

La donazione

Se l'oggetto del trasferimento è un'impresa, si può ricorrere alla donazione, in modo tale che il genitore possa trasferire la proprietà dell'azienda al figlio; ma al momento della successione, il valore dell'azienda dovrà essere aggiunto agli altri beni inseriti nell'asse ereditario, in modo da ricostruire l'intero ammontare della successione nel rispetto dei diritti degli altri eredi legittimi.

Il patto di famiglia

Un'alternativa è il patto di famiglia, un contratto che deve essere sottoscritto da tutti i familiari eredi con il quale il genitore sceglie di anticipare la propria successione trasferendo l'azienda ai figli. In questo modo, l'azienda esce dall'asse ereditario e gli altri familiari non potranno più rivendicare diritti sulla stessa.

Il trust

Il trust è un altro istituto giuridico che permette di tutelare il patrimonio durante il divorzio. Con il trust i beni di proprietà dei due coniugi o di uno solo di essi vengono trasferiti a un altro soggetto per conseguire uno scopo specifico, ad esempio possono essere utilizzati a vantaggio dei figli. Nel trust possono confluire beni di ogni tipo ed è una soluzione che aiuta a evitare situazioni in cui, successivamente al divorzio, uno dei coniugi disponga dei beni familiari sottraendoli ai figli.

Mutuo e casa familiare

In caso di divorzio, chi continua a pagare le rate del mutuo? Innanzitutto, occorre specificare per la banca non è rilevante chi continua ad abitare nella casa, ma soltanto chi ha stipulato il contratto: è questo il soggetto obbligato nei confronti della banca. Se il mutuo è intestato solo a uno dei due coniugi, questo dovrà continuare a versarne le rate, mentre se il mutuo è cointestato, il pagamento graverà su entrambi. Le condizioni contrattuali restano le stesse, tuttavia il giudice ha la possibilità di intervenire per la tutela dei figli, decidendo per la surroga del mutuo (trasferimento ad altro istituto di credito), il trasferimento del mutuo o l'accollo dello stesso a uno solo dei due coniugi.

L'assegno divorzile e le concrete capacità patrimoniali del soggetto obbligato

La questione dell'assegno divorzile è molto ampia ed entrano in gioco una grande quantità di fattori. Per quanto riguarda la tutela del patrimonio, però, è bene specificare che in sede di quantificazione dell'assegno divorzile viene valutata la capacità patrimoniale complessiva dell'obbligato, al di là del solo profilo reddituale. Ciò significa che, per accertare che non vi sia uno squilibrio significativo delle condizioni economiche delle parti, i giudici tengono conto di ogni forma di ricchezza, anche ad esempio le partecipazioni societarie e i cespiti immobiliari. Per queste ragioni, per verificare la capacità economica del soggetto obbligato si prenderanno in considerazione:

  • i redditi legati all'attività lavorativa;
  • i redditi legati al trattamento pensionistico o assistenziale;
  • gli introiti relativi alla titolarità di beni patrimoniali e attività finanziarie.

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