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“Quando morirà il silenzio” è l'ultimo libro di Michele Ingenito, la recensione di Don Peppino Imperato

Ha riscosso ottimi riscontri l’ultimo romanzo di Michele Ingenito, ex giornalista parlamentare originario della Costa d’Amalfi, che sul finire del 2022 ha pubblicato il romanzo psicologico “Quando morirà il silenzio”

Inserito da (PNo Editorial Board), martedì 7 marzo 2023 16:05:17

Ha riscosso ottimi riscontri l'ultimo romanzo di Michele Ingenito, ex giornalista parlamentare originario della Costa d'Amalfi, che sul finire del 2022 ha pubblicato "Quando morirà il silenzio", recensito positivamente, il 12 febbraio scorso, da un bellissimo intervento critico-letterario su L'Osservatore Romano da parte dalla Corrispondente Vaticana da Smirne in Turchia Enza Ricciardi.

A recensirlo per "Il Vescovado" ci ha pensato Don Peppino Imperato, che fin dal primo momento ha creduto nelle potenzialità dell'opera. Di seguito vi riportiamo la recensione.

Manuel è tormentato dal suo passato, tra ricordi felici e dolorosi, che risalgono alla prima infanzia nell'immediato dopoguerra e via via lungo l'intero arco della vita. Cresciuto in un piccolo paese del Sud, in una famiglia numerosa con altri sei fratelli, è diventato adulto precocemente a seguito della morte prematura del padre: sopportando, per questo, come l'intera famiglia, molte privazioni a causa delle improvvise difficoltà soprattutto economiche rispetto alla diversa e privilegiata condizione precedente. E tutto ciò nonostante gli sforzi sovrumani della madre e della zia in particolare, donne infaticabili e di assoluto rigore morale, votate all'estremo sacrificio nella loro missione di fede e di amore per la tutela, la formazione e la crescita della giovanissima ed orfana prole.

Educata alla maniera antica, infatti, la piccola progenie si avvia lentamente, ma costruttivamente, verso la rinascita individuale e familiare; tra tantissime rinunce, incluse le pur innocue libertà giovanili e di costume eccessivamente represse nell'ambito della popolare contestazione socio-culturale esplosa in quasi tutti i Paesi del mondo negli anni a cavallo del 1968.

Nello sforzo immane di quella rinascita per una formazione sana ed illibata, si stagliano superbamente figure stoiche.

Oltre a quelle della madre "Nessuna donna è un miracolo, tranne la madre!" e della zia ("Una vita spesa in nome dell'amore, ... della fede, ...della carità"), infatti, dello zio ('Vieni, piccolo!" - gli disse con tono armonioso lo zio Paolo..., prendendo in consegna i destini di ciascuno di loro") e della nonna ('Abbracciandolo, allora, il nipotino non meno adorato, vide reincarnarsi in lui... il figlio perduto in quel mare impietoso e crudele che, ancora una volta, l'aveva ingannata e tradita"), lungo il corso di una nuova vita caratterizzata via via nel tempo da tre fasi: L'ETÀ DELL'ESSERE, L'ETÀ DEL DIVENIRE, L'ETÀ DELL'AVERE. Tutte rigorosamente rivissute dal Manuel ormai adulto, attraverso i ricordi: i ricordi della memoria, analizzati alla luce dell'eterno conflitto tra Bene e Male. Nella speranza, alla distanza fugata, di una catarsi piegatasi, purtroppo, dolorosamente, alla fine di quel grande viaggio lungo i binari inflessibili dei valori, ai piedi dell'Avere e, perciò, del Male. Per le vicende imprevedibili della vita, da cui molti componenti si lasciano ingenuamente soggiogare, il richiamo finanche ossessivo del giovane ai valori della famiglia e dell'unione all'insegna dell'educazione ricevuta non sortiscono, infatti, gli effetti desiderati. E ciò nonostante il buon esempio da lui costantemente fornito in qualità di primogenito di fatto, nei sofferti anni di una crescita responsabile e della conseguente maturazione del proprio e degli altrui caratteri e personalità. Per crollare, alla fine, e miseramente, ai piedi dell'interesse per la materia da parte di chi, lungo la scala della vita, si inerpicherà via via insieme agli altri, senza mai volgere il capo solidale verso il basso, ma, diversamente da lui, sempre verso l'alto: metafora eloquente di un percorso egoistico e individuale diverso dal proprio. Permeando, così, la sua vita da adulto nell'insuperabile scacco esistenziale di chi si trova nella condizione di volere urlare e di non avere più voce. Un viaggio profondissimo nell'io, dunque, attraverso la consegna del silenzio (che è "silenzio dell'animo"), di cui la coscienza e i suoi flussi diventano testimoni nel loro ruolo di suggeritori muti e permanenti di quell'intimo e solitario cammino interiore del protagonista.

Non resta che una quarta ed ultima fase di quell'infinito, sofferto viaggio esistenziale: L'ETA DEL SIGNORE Per un'invocazione finale alla memoria di figure benedette, icone di un amore superiore, che va ben oltre le vicende in sé della storia narrata. Perché, agli occhi del lettore, quelle figure possano identificarsi in tutte quelle di cui hanno bisogno il racconto, il romanzo di genere e, quindi, di formazione, la letteratura più in generale e, cioè, l'umanità, attraverso una superiore visione e rappresentazione artistica del mondo e dei suoi affanni. Laddove, infatti, il lettore riuscirà ad identificarsi in quei personaggi intimamente vissuti come modello dell'esistente, la missione del narratore potrà dirsi compiuta e lui stesso defilarsi nel silenzio discreto che l'accompagna.

Nel caso specifico, il monologo interiore la fa da protagonista, nel ricordo dei grandi autori e interpreti soprattutto europei della letteratura di fine Ottocento e primo Novecento, in particolare di quelli del romanzo psicologico e, ancor più, psicoanalitico. Per quanto, ancorché fortissime le analogie con quei generi letterari, la storia di Manuel assuma contorni volutamente diversi sul piano strutturale, nel momento in cui la sua vita così come rivissuta non si dissocia del tutto dalla realtà del proprio tempo.

Per tale motivo, la diversa struttura narrativa, ancorché breve e per inserti (e, a tale uopo caratterizzati in tondo), viene ad interfacciarsi soprattutto nel finale, con il corpo principale della narrazione (tutta prevalentemente in corsivo) attraverso un percorso parallelo che associa il passato al presente, i ricordi della memoria alla realtà del quotidiano; per una scelta mirata a rallentare strategicamente la tensione di una storia in costante, graduale pressione emotiva di Manuel dall'inizio alla fine. L'aspetto fortemente allusivo di quei ricordi, alimentati da una metafora suadente e progressiva nell'analisi interiore di un viaggio della vita percorso e ripercorso attraverso il silenzio, diventa, quindi, grazie anche all'uso intenso delle perifrasi, una libertà precisa dell'autore, che opta a favore del consolidamento dei grandi valori esistenziali rappresentati, più che ricostruzione analitica in sé degli avvenimenti storicamente richiamati, ancorché frutti di pura fantasia. Per un viaggio della memoria ininterrotto e silenzioso, intimo e profondo perché eterno: che, se per Manuel si trasformerà in una resa alla vita, alla propria vita, non di certo lo sarà dinanzi ai suoi valori, ai valori del Bene, ai valori supremi dell'Amore:

(Manuel): «... quanti sono i silenzi?..

(Il giovin soldato di Dio): "Tanti! Ma uno solo è eterno. Quello che (ci) vive dentro e che, per questo, non morirà mai!".

Il romanzo presenta una scansione molto ben definita. Dieci parti suddivise tematicamente (GIOIA, INCOSCIENZA, PASSIONE E MORTE, DISPERAZIONE, SPERANZA, SACRIFICIO, RINASCITA, AMORE, PUNIZIONE E CIELO, PECCATO E RESURREZIONE), di cui le prime nove suddivise in dieci brevi capitoli, e l'ultima in sei capitoli altrettanto brevi.

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