Tu sei qui: PoliticaI Sindaci approvarono: Ravello-Costa d’Amalfi Capitale Cultura 2020 con supporto del Centro Universitario Europeo
Inserito da (Redazione), lunedì 21 agosto 2017 19:04:09
Non ci sta il presidente Alfonso Andria nel vedere escluso, immotivatamente e immeritatamente, il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello dal progetto Ravello-Costa d'Amalfi Capitale italiana della Cultura 2020 e replica all'ultima missiva cofirmata dal sindaco di Ravello Salvatore Di Martino col responsabile del progetto Secondo Amalfitano. La missiva è trasmessa, oltre al sindaco Di Martino e ad Amalfitano, per conoscenza agli altri tredici sindaci della Costiera amalfitana, al presidente della Fondazione Ravello Sebastiano Maffettone e all'ambasciatore Francesco Caruso, consigliere del Presidente della Regione Campania per le Relazioni internazionali e i Rapporti con l'Unesco.
Andria ammette la "tardività" della lettera che chiedeva ragioni circa il mancato invito a far parte del tavolo tecnico per la stesura del dossier di candidatura, speranzoso che, anche a seguito di uno scambio di opinioni intercorso con Amalfitano il 17 luglio scorso a Villa Rufolo, si sarebbe posto rimedio ad alla clamorosa esclusione.
Inoltre l'ex presidente della Provincia di Salerno, tra i padri della Fondazione Ravello nel 2002, ricorda come il CUBC fosse già stato individuato come partner tecnico dalla Conferenza dei Sindaci del 18 maggio scorso.
«Il Centro - ha spiegato Andria - avrebbe ben volentieri condiviso quel ruolo con altri Organismi sviluppando, sulle direttive degli Enti Locali, il dossier di candidatura ed anche utilizzando il lavoro di analisi e di proposte operative riportate nel Piano di Gestione del Sito UNESCO Costa d'Amalfi, che ha provveduto a redigere, d'intesa con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio delle Province di Salerno ed Avellino e la Comunità Montana Monti Lattari».
Perciò l'inspiegabile anomalia, determinata da sentimenti non ancora palesati sulla carta ma fin troppo evidenti, mentre i sindaci, impegnati nell'emergenza incendi, a seguito di questo scambio di missive sembrano avere più chiare le idee sugli scopi che animano l'iniziativa.
Si arricchisce di altri contenuti, dunque, il dossier di candidatura di "Ravello-Costa d'Amalfi Capitale Italiana della Cultura 2020".
Segue, per completezza d'informazione, testo integrale della missiva a firma di Alfonso Andria.
Oggetto: Progetto "Ravello Costa d'Amalfi - Capitale Italiana della Cultura 2020".
Signor Sindaco di Ravello, Signor Responsabile del Progetto,
da un'attenta rilettura della mia precedente del 18 agosto francamente non ho colto spunti che possano suscitare, come testualmente si legge nella lettera di riscontro di pari data a firma delle SS.LL., "stupore" relativamente ai contenuti e men che meno alla forma, che anzi sono - come d'abitudine -improntati alla massima correttezza. Né è dato comprendere il riferimento all'asserito "conflitto con lo spirito della legge e con gli obiettivi che tutti ci prefiggiamo".
Invero, attraverso la lettera a mia firma, dopo un sintetico excursus dell'antefatto, questo Centro si è limitato a chiedere la ragione del mancato invito a far parte del tavolo tecnico, al quale probabilmente avrebbe potuto dare un apporto al pari di tante altre istituzioni culturali che lo compongono (tutte formalmente invitate), ferme restando le prerogative tipiche degli Enti Locali e del Comune Capofila "nello spirito della legge". Ammetto la "tardività" della lettera inoltrata dal sottoscritto nella qualità: avevo infatti sperato che, anche a seguito di un più tempestivo scambio di opinioni intercorso con il Responsabile del Progetto Dottor Amalfitano (17 luglio in Villa Rufolo) si sarebbe posto rimedio ad un'immotivata esclusione.
Mi corre l'obbligo di precisare inoltre che il Centro che presiedo, contrariamente a quanto affermato nella succitata nota delle SS.LL., non "si è proposto", ma fu individuato come partner tecnico - come ho già scritto e come risulta dal verbale della Conferenza dei Sindaci del 18 maggio, che, tra l'altro, così recita:
"I Sindaci, all'unanimità, approvano la proposta del Sindaco Di Martino per la presentazione della candidatura della Costa d'Amalfi a Capitale Italiana della Cultura 2020, con il Comune di Ravello, quale capofila e con il supporto del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali".
Aggiungo che il Centro avrebbe ben volentieri condiviso quel ruolo con altri Organismi sviluppando, sulle direttive degli Enti Locali, il dossier di candidatura ed anche utilizzando il lavoro di analisi e di proposte operative riportate nel Piano di Gestione del Sito UNESCO Costa d'Amalfi, che ha provveduto a redigere, d'intesa con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio delle Province di Salerno ed Avellino e la Comunità Montana Monti Lattari.
Appare evidente che i presupposti lasciassero verosimilmente e legittimamente ipotizzare ben altra collocazione del Centro, piuttosto che una generica e - qui sì - "tardiva" ipotesi di inclusione attraverso la procedura di evidenza pubblica (che si spera volesse almeno intendersi riferita, nel caso del Centro scrivente, alla ricerca di partner, e non al ruolo di sponsor o di sostenitore!).
Evito di confutare alcune annotazioni che emergono qui e là nella Loro lettera: ritengo che ciascuno di noi debba avvertire la responsabilità di guardare al profilo alto delle questioni.
Mi fa piacere, invece, leggere nello scritto a Loro firma che al Centro non si addebiti "tassativamente una volontà di creare problemi e marosi che finirebbero solo per danneggiare irrimediabilmente il progetto". Ed infatti sarebbe davvero inimmaginabile attribuire il perseguimento di un così meschino e perverso obiettivo ad un'Istituzione culturale che meritoriamente opera da oltre un trentennio al servizio del territorio e che è guidata da persone che hanno sempre anteposto l'interesse pubblico ai destini individuali, adoperandosi per risolvere i problemi e non per crearli, come chi ha memoria potrà ricordare.
Ricambio cordiali saluti.
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