Tu sei qui: Storia e StorieRavello: addio a Raffale Amato (baffone), esponente della nobile tradizione contadina
Inserito da (Redazione), lunedì 17 dicembre 2018 11:27:03
La scorsa notte si è spento Raffaele Amato (Baffone l'americano come lo chiamavano i suoi amici ai tempi dei suoi viaggi in America quando accompagnava Judith Sherkpof), un Ravellese.
Apparteneva ad una generazione di persone nate in casa, come si usava ai suoi tempi, nel 1933. Un carattere difficilissimo, onesto e gran lavoratore. Ha subito diversi interventi medici avanti negli anni con il solo scopo di poter lavorare anni in più nel suo prezioso giardino. Protesi nella schiena, due trapianti di ginocchio, fisioterapie ortopediche, fregandosene altamente dei divieti dei medici, con il solo scopo di prendere la zappa in mano qualche anno in più e veder crescere insalata, zucca, finocchi, basilico, fiori, curare gli alberi di frutta, senza mai usare antiparassitari chimici perché guastavano il sapore del suo raccolto. Un cacciatore, di quelli che seguivano le regole, sempre. Di quelli che partivano in 5 con l'Apecar all'alba, con qualunque condizione climatica, con un fucile in mano per le campagne del Salernitano per continuare la tradizione tramandata a lui da suo padre e dal padre di suo padre. E poi la passione per la caccia è continuata per le campagne di Tricarico, in provincia di Potenza, insieme agli amici del luogo. Un uomo che viveva di principi. Che quando vedeva Gore Vidal con il motorino nel viale privato che andava verso la Rondinaia, dove la regola era di non usare mezzi a motore, lo fermava e lo faceva continuare a piedi, perchè quelle erano le regole. Doveva esserci il piatto a tavola a mezzogiorno ed alle 19, perchè il ritmo del contadino è quello.
Quattro figli, una moglie. Mai fatto mancare nulla. E' così che fa il padre di famiglia. A messa per San Pantaleone (perché era il patrono del suo paese) e per San Cosma e Damiano (perchè in una casa lì vicino era nato). Finchè ha potuto andare in chiesa non ha mai mancato questi due appuntamenti ogni anno. Un giocatore di carte (briscola e scopa) come pochi. Di quelli che conta tutte le carte che escono per demolire l'avversario fino all'ultima carta. Se ne va con Raffaele un pezzo di storia di questo paese che ho conosciuto solo attraverso i suoi racconti, i cui ricordi si perderanno con lui e quelli della sua generazione che non avevano tempo per studiare perchè hanno cominciato a lavorare prima dei 10 anni, quando la guerra era una realtà assurda e incomprensibile. Questa generazione di Ravellesi che ci sta lasciando hanno contribuito con i loro estenuanti ritmi di lavoro da contadino, incomprensibili per le generazioni di adesso, a rendere Ravello quella che è oggi. Rendo omaggio a Raffaele, un uomo fuori dal tempo, che ha fatto dell'onesta, delle regole di convivenza civile, della disciplina del lavoro, dei principi da cui non si è mai discostato, nel bene e nel male, un modo di vivere.
Marco Rossetto (genero)
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